Dialogo sul calcio (e la visione)

Carmelo Bene, Enrico Ghezzi
Discorso su due piedi
(il calcio)
Milano, Bompiani, 1998

Il libro è la trascrizione e l'adattamento di una conversazione di un pomeriggio di fine marzo 1998 tra Carmelo Bene e Enrico Ghezzi. Si parla di calcio, ma non solo. Due personaggi geniali e fuori dai canoni dialogano sullo sport più popolare e amato.


enrico ghezzi - Una partita di calcio dura un'ora e mezza. Con l'intervallo, un'ora e quarantacinque, più o meno la durata standard hollywoodiana, europea, mondiale, fino agli anni Ottanta, di un film. Ho sempre trovato curiosa questa durata così vicina alla regola aurea del film. E mi ha sempre molto colpito, perché è una misura che eccede in ribasso le possibilità teatrali... Come vedi questa stranissima coincidenza?
Carmelo Bene - Ma è stato così da sempre. Non ce la fanno, credo. Non ce la farebbero a correre il campo. Credo che sia un fatto fisico, fisiologico.
e.g. - Ma era stato calcolato per esempio, anche sul cinema, che ci fosse una sorta di soglia di attenzione e di sopportazione media dello stare seduti a vedere uno spettacolo, tra l'ora e mezza e le due. Io non so tutte queste analisi su quali basi siano state compiute...
C.B. - È bene conoscere tutte le mie riserve sul cinema - io sono un iconoclasta, ma mai abbastanza infettato ... Nessuno calpesta più la pellicola, a nessuno fa paura, o la brucia ... Edoardo Fadini, in Il teatro senza spettacolo, dice: "Uno spettacolo di Bob Wilson può durare anche dodici ore, e questo è sopportabile. Uno spettacolo di Carmelo Bene, invece, anche se dura cinque minuti è insopportabile. Intollerabile." Anche in serie A ci sono cose da quarta serie ...
e.g. - ... anche nelle coppe.
C.B. - Nelle coppe soprattutto, dove c'è tanta noia ...
e.g. - Partivo dal tempo perché ho l'impressione che parleremo soprattutto di calcio visto in diretta o visto in televisione. Da quanto tempo non vedi una partita di calcio, in un campo?
C.B. - Da un paio d'anni. Perché prima, ogni tanto, seguivo.
e.g. - Andavi allo stadio?
C.B. - Andavo allo stadio perché mi interessavo di calcio. Dallo scudetto della Roma fino agli anni Ottanta. Lì soltanto hai la visione del fuorigioco, se una squadra è lunga o corta, se è un 4-4-2, un 4-5-1. Il calcio ha bisogno di un fish-eye, ha bisogno di un panoramico, di una telecamera come a San Siro, mi pare, al Meazza. Lì ce n'è una a quarantacinque metri, è centrale, perfetta. Vedi tutti i fuorigioco, le chiamata che faceva Franco Baresi. "Qua!" "Fora!" "Dentro!" "Drio!" La televisione segue la palla, invece. Tu della partita non vedi assolutamente niente.
e.g. - Ma è questione di regia... Di regia e di possibilità tecniche...
C.B. - Intanto bisognerebbe avere grandi schermi, grandi monitor... Almeno il trentotto pollici che ho io, il Mitsubishi. E è questione di un fatto anche tecnico, sì. Anche tecnico.
e.g. - Cioè, tu provi dolore o godimento particolare...
C.B. - Il giocatore senza palla, per me, equivale al giocatore senza mondo... E' colui che eccede il campione. Falcao, per esempio... Mentre Toninho Cerezo era un giocatore con la palla...
e.g. - ... portatore...
C.B. - ... portatore di palla. Quello senza palla...
e.g. - ... rischia di essere escluso...
C.B. - E' escluso! Anche se poi è quello che farà segnare il gol o lo marcherà all'improvviso. Però non vediamo la suite, ecco.
e.g. - Quindi per te la visione in televisione marca un'assenza di un godimento particolare, oppure ha i suoi godimenti?
C.B. - E' centrale. E' centrale il fatto della palla. Vi è che poi, essendo il novantanove per cento delle partite giocate mediocri, salvo qualche sprazzo, se ne avvantaggiano proprio in televisione ... perché seguendo la palla si ha già un movimento ... Non presentano l'orrore; l'orrore a partire da Aristotele appartiene al passato. Il terrore appartiene al futuro. Il presente cosa può avere? Come Macbeth, i vari miei Macbeth... Lo spavento ... Uno batte le mani. PAM! Ecco, questo è il presente: lo spavento. Anche nel cinema... Salvo in queste eccezioni dove il concetto di tempo viene annullato. Deleuze nel suo libro sul cinema dice "Le cinéma est image, et l'image est temps".

[...] e.g. – Ho l’impressione che accada come nel cinema. Sopravvivono i grandi film. E le cose invece più informi, le cose minori, le cose più piccole, alle quali la televisione conferisce un suo frame, una sua forma si perdono. Quanto è medio si perde. Pensa a una partita media.
C.B. – Sì, sì. Perché Romario nel campo non c’è più. E riesce ad essere freddo, fermo, in questo movimento, fermo, da singolo fotogramma … E poi li brucia. I portieri non si rendono conto, perché fa dei gol micidiali. È cinico. Ne scarta quattro con la palla calamitata al piede, e poi li mette nei posti più giusti, più impensati. C’è questo ghiaccio rovente …

[...] C.B. - Non rinunceranno a Romario, a costo di fargli fare un tempo, di punirlo, di cacciarlo quando se ne sta con le mani sui fianchi, ma l'immediato io – da che vedo il calcio, da più di quarant'anni – l'ho visto solo in Romario.
e.g. - Sono d'accordo, io l'ho visto in quell'azione. Mi viene in mente la parola "velo", che non c'entra nulla. Però è come se avesse squarciato un velo con un altro velo. Perché proprio non si è visto.
e.g. - Secondo me Romario è un'extraimmagine, nel senso che parliamo addirittura di allenatori, del set della partita ...
C.B. - Perché Romario è il più grande? Perché appunto è capace di una cosa, del quid che più conta: l'immediato. E' capace dell'immediato. E' capace dell'immediato ... Quando gioca il Brasile è il solo capace di immediato, dell'atto, non più dell'azione, ma dell'atto.
e.g. - Io ricordo la finale Brasile-Italia, dove non potevo che essere per il Brasile, e sono stati d'accordo con me Baggio e Baresi, sbagliando e disperandosi...
C.B. - Perché hanno sbagliato?
e.g. - Perché in fondo sono brasiliani... Insomma, io ho questa teoria: loro dovevano sbagliare, nei rigori. Perché quella partita, che era finita in parità, aveva mostrato una cosa, una sola cosa, incredibile: Romario, dopo una punizione - c'era rimasta quasi una barriera, quattro giocatori in linea, strettissimi, c'era lui con la palla, c'erano dietro altri difensori, e il portiere, improvvisamente - e ti assicuro che non si è visto in replay... c'è stato il replay dopo, perché è stato un quasi-gol - improvvisamente lui, che prima era davanti a questi giocatori, dopo una frazione di secondo si è trovato dall'altra parte, e non si è visto dov'è passata la palla. Non si è visto. Sembrava che si fosse smaterializzato e rimaterializzato dall'altra parte... Non ha fatto gol. L'ha buttata così, la palla...
C.B. - Nemmeno gli avversari la vedono, la palla, con Romario. Dove passi la palla, i centrali, i difensori, non la vedono.
e.g. - Questa cosa per me è stata la più bella di tutti i mondiali. Una cosa assolutamente invisibile. E invisibile (che bello!) anche di fronte a un replay.
C.B. - Questo è l'immediato di Romario; quando sull'1-2 segna, bruciante al limite dell'area, lì siamo nell'immediato...
e.g. - E' come un flash...
C.B. - ... non è più l'azione...
e.g. - ... è come un flash: talmente veloce che è fermo.
C.B. - E' fermo. E' immobile.
e.g. - E' come uno che ha appena fatto il giro del mondo: è ritornato ed è dall'altra parte. Si è spostato di mezzo metro. Non lo sai come ha fatto.