Andrea Scanzi
Canto del cigno
Gol, gesti e bellezza in Van Basten
Arezzo, Limina, 2004
Scheda | Recensione (L'Unità)
Canto del cigno è il primo e unico libro italiano su Marco Van Basten. L’autore ne ripercorre interamente la carriera. Partendo da tre strane teorie: Van Basten sapeva precipitare; Van Basten era un ottimo cercatore di cavalli; Van Basten non esisteva. Ne nasce molto più di una semplice biografia. Un canto, piuttosto. Le gesta di Van Basten recuperano tutta la loro bellezza. Dal gol a Dasaev alla quadripletta al Göteborg, dal colpo di testa al Real Madrid alla prestazione contro l’Olimpia Asunción. Emerge l’assoluta eleganza di un giocatore impossibilitato ad avere eredi.
Nel libro trova poi spazio il dolore. Le sconfitte, i rari errori. L’ultima partita, a neanche 29 anni. L’autore fa sì che Van Basten non sia mai solo. Nel corso delle pagine si alternano uomini di epoche e ruoli diversi, quasi a comporre un romanzo polifonico (o una partitura concertistica), in un rimando caleidoscopico di suggestioni letterarie, pittoriche, storiche. Musicali. Ecco allora sfilare, accanto a calciatori e allenatori, Van Gogh, Mondrian, Cruyff. Salinger, Marías, Vázquez Montalbán. Jarrett, Vonnegut, Dimitrijevic. Springsteen, Edberg, Amleto. E Carmelo Bene, vero controcanto del libro, che amò Van Basten al punto da definirlo «il più grande calciatore di tutti i tempi». E che, parlando del suo addio, scrisse: «Il lutto per il suo ritiro anticipato mai si estinguerà». Parole che l’autore fa interamente sue.