Gianfranco Civolani
Onorevole Giacomino. Vita e successi di Giacomo Bulgarelli
Bologna, Minerva, 2010
Scheda | Presentazione (video)
"Onorevole Giacomino, salute!". La frase, urlata nel megafono dal supertifoso Gino Villani, è la traccia dello specialissimo rapporto fra Bologna e il suo capitano. Quando Giacomo "sputato dalla terra natia", come direbbe il poeta Umberto Saba, usciva dalla scaletta degli spogliatoi, il primo tributo era per lui. Un grido di battaglia e di incoraggiamento ma anche un omaggio sentito al figlio più amato di questa città. Nato a Medicina in provincia di Bologna, studente di liceo classico al San Luigi, occhi cerulei e riga fra i capelli, come usava in quegli anni, Bulgarelli aveva la faccia pulita del bravo ragazzo ma anche il piglio del giovane playboy. Impossibile non amarlo, non sentirlo vicino: uno di noi, uno cresciuto a tagliatelle e scappellotti della mamma. Sul campo Giacomo era un grande centrocampista, un interno classico capace di spezzare il gioco avversario e inventare calcio con una facilità assoluta. Era l'uomo degli assist, dell'ultimo passaggio, un vero artista della rifinitura. Ma era anche un giocatore generoso, pieno di slancio e di sano agonismo. Non tirava mai indietro la gamba e non lo fece neppure nella notte di Italia-Corea del Nord, ai mondiali del '66, quando il suo infortunio condannò la nazionale di Edmondo Fabbri a un'ingloriosa sconfitta firmata da Pak Doo Ik. Nel calcio italiano era il tempo degli "abatini", come li chiamava Gianni Brera, di Rivera e Mazzola. Bulgarelli era terzo ma per completezza tecnica e qualità atletiche meritava di essere il primo dei tre.