Michele Dalai
Contro il tiqui taca
Come ho imparato a detestare il Barcellona
Milano, Mondadori, 2013
Scheda | Anteprime 01 | 02 | 03
"Il Barcellona è una squadra noiosissima." Provate a dirlo ad alta voce: sarete tacciati di blasfemia e guardati come dei folli. Ma ripetendolo e argomentando la vostra antipatia per la squadra più forte, vincente e politicamente corretta del mondo, vi accorgerete lentamente ma inesorabilmente che non siete soli, che c'è chi la pensa come voi. Con ironia sulfurea - ma con un sotterraneo affetto, vorremmo dire, se non altro da Sindrome di Stoccolma - Michele Dalai costruisce una provocazione solo apparentemente gratuita e smonta uno a uno i luoghi comuni sulla superiorità tecnica ed etica della squadra catalana e del suo microcosmo, colpendo il nemico nei suoi beni simbolo, a partire dal motto megalomane "più che un club", passando per il gioco estenuante e onanistico, interamente consacrato al nume del possesso palla - il famigerato tiqui taca -, fino ad arrivare a quei tifosi-integralisti per i quali il fútbol esiste solo in funzione del Barcellona e il resto è noia. Senza risparmiare nemmeno Lionel Messi, la Pulce che incanta il mondo e, da quattro anni, i giurati del Pallone d'oro. Di fronte ai dogmi dell'ortodossia pallonara, Dalai indossa i panni dell'eretico e non arretra di fronte al mulinare dei consensi che costruiscono la leggenda dell'ultima armata blaugrana. Con ottimi argomenti, paladini validi come solo alcuni grandi nemici del Barcellona - il Mourinho dell'indimenticabile discorso dei perché, lo strafottente Cristiano Ronaldo, il fiero Ibrahimovic - e un punto fermo: che il calcio è cosa grave, ma non seria.
Recensioni
Tommaso Pellizzari, Corriere della sera
Maurizio Crosetti, La Repubblica